Il
mio ex-marito era, anzi è, una persona molto affascinante e sexy.
Fin
da piccoli abbiamo vissuto nello stesso quartiere, ma non ci siamo
mai frequentati molto, in quanto lui ha tre anni più di me ed era
molto amico di mio fratello, per questo, per molto tempo sono stata
per lui quasi come una sorellina minore o una cugina.
La
prima volta che entrò in casa mia io avevo tredici anni, ero ancora
bassetta,
un
po grassottella e indossavo i classici vestiti da bambina, quelli per
intenderci che comprano le mamme ai figli non tenendo conto degli
anni che passano. Lui quasi non mi notò.
Come
tutte le ragazzine del quartiere ero perdutamente innamorata di lui,
fu sicuramente la mia prima cotta adolescenziale, quella che non ti
fa mangiare e che ti porta a scrivere mille volte il suo nome sul
diario.
Intanto
gli anni passavano,finalmente sviluppai, assumendo le caratteristiche
di una donna, e cominciavo ad avere le mie prime esperienze.
Una
domenica di ottobre del 1986 mi trovavo da sola a casa perché i miei
genitori erano dovuti andare fuori città a vedere una partita di
calcio di mio fratello. Intorno alle due e trenta di pomeriggio
sentii bussare alla porta, mi alzai e andai ad aprire, era lui....
Pensai:
“ ecco fatto, ora.....che gli dico...nooo sono ancora in pigiama, e
non ho neanche il reggiseno...che figura di m..”
Dopo
qualche attimo di imbarazzo presi coraggio:
“Ciao
Andrea, Marco non c'è, è fuori con la squadra, non ti aveva
avvisato?”
Andrea:
“è vero....chissà dove ho la testa!”
Rimase
comunque sulla porta e sembrava aspettare un mio invito ad entrare.
Io:
“bo, vuoi qualcosa? Non so un bicchiere d'acqua, una coca?”
Andrea:
“dai una coca la bevo molto volentieri!”
Presi
la coca dal frigo, e ci sedemmo in salotto.
Bevve
un sorso e appoggiò il bicchiere sul tavolo, mi fissava e non
parlava.
Dopo
circa un minuto, un minuto e mezzo gli chiesi:
“ma...che
hai? Stai poco bene”
Lui
non rispose, allungò la mano e mi accarezzò la gamba sinistra,
sorrise.
Io
ero irrigidita, un misto tra paura ed eccitazione, tra imbarazzo e
soddisfazione, arrossii.
La
sua mano si mosse, si infilò sotto la mia maglia e salì sino al
seno, i mie capezzoli erano dritti come spilli, lui li toccò, prima
uno poi l'altro, continuava a tacere, e sorrideva malizioso.
Le
mie titubanze avevano lasciato spazio al desiderio.
Mi
sentivo ribollire, avevo gli occhi socchiusi, mi stuzzicavo le labbra
ruotando dolcemente la lingua.
Ad
un tratto mi decisi, staccai le spalle dallo schienale del divano e
con la mano destra cominciai ad accarezzarlo nel basso ventre, lui
gradiva e il gonfiore aumentava rapidamente. Poco dopo infilai la
mano dentro i suoi pantaloni, cominciai la masturbazione.
Sentivo
il suo respiro affannarsi, mi inginocchiai di fronte a lui, gli
sfilai i pantaloni della tuta, e finalmente potevo vedere quello che
da anni desideravo.
Era
enorme, turgido e venoso, lo leccai.
Dopo
qualche minuto mi alzai, mi tolsi rapidamente pantaloni e mutandine,
salii sopra di lui e cominciammo finalmente a fare sesso.
Mi
penetrò facilmente anche perché ero molto bagnata.
Sentivo
il suo fallo arrivarmi quasi in gola, era sicuramente il pene più
grosso che avevo mai provato.
Ansimavamo.
Poco
tempo dopo, inaspettatamente, riacquistò il dono della parola, ed
esclamò: “si dai, brava.....ohoh, attenta vengo!”
Mi
alzai di scatto, appoggia il mio pube sul suo addome scolpito, mentre
lui si masturbava con la mano sinistra e venne.
Il
suo sperma era tantissimo, fino a qual momento non avevo mai visto
una cosa del genere, uno schizzo che sembrava un fontana, tanto che
alcuni gocce mi arrivarono fino sulla nuca.
Rimase
qualche istante seduto con gli occhi chiusi, io sopra di lui, cercai
di baciarlo ma lui mi scostò, si rivestì e senza salutarmi se ne
andò.